Tutto ebbe inizio un freddo giorno di novembre
2000. Pioveva a dirotto: pareva che il cielo volesse vendicarsi
della terra. Una pioggia incessante, mista a grandine,
squassava le strade di una fumosa e buia Palermo. In lontananza
si sentivano i clacson delle auto, urla di bambini e,
nonostante fossero le 16.00 del pomeriggio, sembrava già
di essere a notte inoltrata. Un ragazzo, però non
notava tutto questo. Non notava il buio pesto in largo
anticipo sulla sera. Non notava i clacson e il frastuono
in lontananza. Non notava la pioggia che gli sgocciolava
nei vestiti. A dire il vero non si era accorto neanche
che fosse iniziato a piovere...
Mentre la pioggia squassava le strade, era un'altra cosa
che veniva squassato, in quel ragazzo: il suo cuore. Camminando
con gli occhi sbarrati e persi nel vuoto, con la pioggia
che diveniva un tutt'uno con le calde lacrime, con quel
giubbotto di pelle zuppo fino all'osso, ripensava senza
sosta ai 15 minuti precedenti. Gli ultimi minuti della
storia d'amore che coltivava con tutte le sue forze ormai
da 4 brevi, ma intensi, mesi.
Rivedeva gli occhi di lei, intransigenti, risoluti. Rivedeva
il movimento delle sue labbra. Risentiva a pelle la sua
cocciutaggine e la sua voglia di prendere le distanze
da un ragazzo che ormai non le andava più bene.
Un ragazzo che, inconsapevole, non avrebbe mai sospettato,
5 minuti prima, di poter essere mollato su due piedi.
E senza preavviso.
Rivedeva tutto ciò, nei suoi occhi persi, e non
riusciva a capire in cosa diavolo avesse sbagliato. "Cos'ho
fatto di male, cazzo!?!"
Era ancora perso in questi pensieri quando si accorse di
essere ormai giunto sotto casa. Era come se le sue gambe
conoscessero la strada e lo avessero portato in salvo
da quel mondo crudele. Un mondo che non si faceva scrupoli
quando si trattava di distruggere i sogni romantici di
un ragazzo.
Salendo le scale si accorse di essere zuppo. Entrò
in casa, facendo bene attenzione a non bagnare ovunque
(poi chi l'avrebbe sentita sua madre...), raggiunse la
sua camera, si svestì, entrò in bagno, si
mise sotto la doccia e aprì l'acqua. Stranamente
la sensazione gli sembrò familiare: l'acqua sul
viso, le lacrime che scendevano anonime. Non riusciva
a smettere di piangere e forse era un bene, perchè
quando le lacrime smisero, ebbe il tempo per concentrarsi
su un'altra cosa: una domanda. Crudele, inesorabile, da
spezzare in due la colonna vertebrale: "E adesso?".
Eh sì... e adesso? Non riusciva davvero a trovare
una via di sfogo. Non sapeva proprio come dimenticare
tutto e reiniziare a vivere. A dir la verità, in
quel preciso momento non ne aveva poi tanta voglia, ma
si disse che così facendo sarebbe solo continuato
ad andare peggio.
Nonostante tutto, seppur con la buona volontà,
trovata in fondo al suo cuore, di ricominciare, passarono
i giorni, poi le settimane, poi un mese. Ed era ancora
lì. Doveva trovare un modo. Un motivo per non pensarci,
per evadere, per far capire al mondo (e anche a se stesso)
che lui c'era, che era lì, che era vivo, che il
suo cuore era forte, che nessuno avrebbe, in fondo, potuto
piegarlo.
Per puro caso gli caddero gli occhi sulla tastiera del
suo computer. Chissà che casino, si domandò.
In tutto questo tempo non aveva più avuto occasione nè voglia
di accendere quella macchina e al solo pensiero che suo
fratello più piccolo vi avesse fatto su
i suoi porci comodi lo faceva rabbrividire. "Chissà
il casino che avrà lasciato quella peste...".
Così, senza voglia nè volontà, schiacciò
quel pulsante blu.
Il PC scricchiolò appena, emise un bip e lasciò
che windows si caricasse.
Guardava senza voglia quel desktop. Cominciò ad
aprire le cartelle a caso, finì nei suoi file personali
e in una raccolta di immagini horror e manga, che cominciò
a sfogliare...
E fu così. una lampadina si accese nel suo cervello.
CE L'AVEVA! AVEVA L'IDEA!! avrebbe fatto qualcosa
che non aveva ancora fatto, si sarebbe impegnato, avrebbe
imparato quanto necessario, CI SAREBBE RIUSCITO.
Avrebbe fatto capire AL MONDO INTERO che lui
poteva farcela! E sarebbe risorto come una fenice dalle
proprie ceneri.
Da quel momento non ebbe più pace: si documentò
in lungo e largo, setacciò centinaia di siti internet
alla ricerca di informazioni, imparò in tempo di
record quanto dell'HTML gli sarebbe servito, fece infinite
prove, si iscrisse ad un servizio di hosting gratuito e
nel giro di 1 settimana pose finalmente il "clic"
finale su quella che era la sua più grande opera:
un sito WEB!!!!!
All'interno vi mise proprio quelle immagini che stava
guardando quando ebbe l'ispirazione, e tanta voglia di
dire la propria, di ricominciare e di andare avanti. Come
nome, scelse quello della prima foto contenuta nella famosa
cartella: The Phantom Castle.
Passarono i mesi, il povero sito
web stentava a decollare. Le registrazioni ai motori di
ricerca non avevano dato i frutti sperati. Il ragazzo,
però non si perse d'animo. Ci voleva una fonte
di richiamo. In maniera legalmente discutibile iniziò
a inserire fra quelle pagine ciò di cui era più
appassionato: l'emulazione di vecchi videogames. Le roms disponibili furono
all'inizio poche, ma crebbero velocemente di numero. I
visitatori, entusiasti, cominciarono a scrivere al ragazzo
complimentandosi per la varietà di contenuti e
materiale. Il sito venne conosciuto sempre di più.
Contemporaneamente il ragazzo, attraverso delle strette
conoscenze (chi ha detto Clomax? ) cominciò a lavorare
anche su altri siti, ben più conosciuti (emuita.it),
avendo l'occasione di pubblicizzare il proprio lavoro
e di far conoscere il piccolo TPC a tutto il mondo.
Intanto anche la vita sentimentale
del ragazzo migliorò. Trovò una nuova ragazza
con la pazienza di sopportarlo, nuovi amici, e nuovi svaghi.
Il sito si ingrandì sempre di più. Fu creato
un guestbook, preso un forum gratuito, trasformato TPC
nella versione 2.0.
Un giorno il ragazzo ricevette una lettera un po' strana:
un tipo, dopo alcune informazioni, gli chiese se fosse
stato interessato a mettersi in società con lui.
Era una grande occasione. Il mittente della lettera, un
certo Michel, proponeva di passare ad uno spazio a pagamento
(aruba) e gli garantì che avrebbe contribuito alle
spese e al materiale da pubblicare sulle pagine.
I due fecero l'accordo. Contemporaneamente, e insapettatamente,
al sito iniziarono a collaborare anche la fidanzata e
il fratello del ragazzo.
TPC, grazie anche al passaggio
a un forum gratuito di un ben noto network, diventò
sempre più grande, gli utenti aumentavano a dismisura
e la versione 3.0 fu una realtà.
Ma l'orizzonte mostrava delle
scure nubi e ecco che miriadi di problemi si scaraventarono
sul ragazzo come bollenti lapilli da un vulcano in eruzione.
La versione 3.5 del sito non riuscì a salvare le
roms e svariati altri contenuti, cancellati da un'intransigente
SIAE.
TPC subì un duro colpo anche quando la storia sentimentale
del ragazzo finì inesorabilmente (situazione per
fortuna risollevata e portata ai massimi livelli da una
certa ragazza, che rincuorò il ragazzo oltre ogni
limite e gli fece capire il vero significato della parola
"amore" - Ti amo, Rin... ) e quando il forum
sul network gratuito fu cancellato senza motivi validi
(FOTTITI AMNESIAC - ORA E SEMPRE).
Nonostante ciò, in quel
momento come allora, il ragazzo ritrovò le forze
e, supportato dagli inestimabili e mai ringraziati abbastanza
utenti del sito, riuscì ad aprire un nuovo forum
in proprio e a continuare a dar vita a quel sito, ormai
di grosse dimensioni, che rappresentò la sua ancora
di salvezza 5 lunghi anni prima...
Oggi il ragazzo è un uomo. La sua vita è
carica di impegni all'inverosimile e trovare un po' di
tempo da dedicare al suo "passatempo" preferito
si fa sempre più difficile. Nonostante ciò,
però, egli continua ancora oggi ad alimentare i
suoi sogni... I suoi e quelli di tutti i visitatori del
sito. Ed è con questo spirito, tenace e testardo,
che oggi The Phantom Castle versione 4 vive e cresce.
Fate tesoro di questa testimonianza e imparate a credere
in voi stessi: scoprirete di avere dentro molto più
di quanto non possiate mai sospettare.
-Cloro-
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