Ultimo aggiornamento della sezione: Giovedì, 23 Febbraio 2006
Tutto ebbe inizio un freddo giorno di novembre 2000. Pioveva a dirotto: pareva che il cielo volesse vendicarsi della terra. Una pioggia incessante, mista a grandine, squassava le strade di una fumosa e buia Palermo. In lontananza si sentivano i clacson delle auto, urla di bambini e, nonostante fossero le 16.00 del pomeriggio, sembrava già di essere a notte inoltrata. Un ragazzo, però non notava tutto questo. Non notava il buio pesto in largo anticipo sulla sera. Non notava i clacson e il frastuono in lontananza. Non notava la pioggia che gli sgocciolava nei vestiti. A dire il vero non si era accorto neanche che fosse iniziato a piovere...
Mentre la pioggia squassava le strade, era un'altra cosa che veniva squassato, in quel ragazzo: il suo cuore. Camminando con gli occhi sbarrati e persi nel vuoto, con la pioggia che diveniva un tutt'uno con le calde lacrime, con quel giubbotto di pelle zuppo fino all'osso, ripensava senza sosta ai 15 minuti precedenti. Gli ultimi minuti della storia d'amore che coltivava con tutte le sue forze ormai da 4 brevi, ma intensi, mesi.
Rivedeva gli occhi di lei, intransigenti, risoluti. Rivedeva il movimento delle sue labbra. Risentiva a pelle la sua cocciutaggine e la sua voglia di prendere le distanze da un ragazzo che ormai non le andava più bene. Un ragazzo che, inconsapevole, non avrebbe mai sospettato, 5 minuti prima, di poter essere mollato su due piedi. E senza preavviso.
Rivedeva tutto ciò, nei suoi occhi persi, e non riusciva a capire in cosa diavolo avesse sbagliato. "Cos'ho fatto di male, cazzo!?!"
Era ancora perso in questi pensieri quando si accorse di essere ormai giunto sotto casa. Era come se le sue gambe conoscessero la strada e lo avessero portato in salvo da quel mondo crudele. Un mondo che non si faceva scrupoli quando si trattava di distruggere i sogni romantici di un ragazzo.
Salendo le scale si accorse di essere zuppo. Entrò in casa, facendo bene attenzione a non bagnare ovunque (poi chi l'avrebbe sentita sua madre...), raggiunse la sua camera, si svestì, entrò in bagno, si mise sotto la doccia e aprì l'acqua. Stranamente la sensazione gli sembrò familiare: l'acqua sul viso, le lacrime che scendevano anonime. Non riusciva a smettere di piangere e forse era un bene, perchè quando le lacrime smisero, ebbe il tempo per concentrarsi su un'altra cosa: una domanda. Crudele, inesorabile, da spezzare in due la colonna vertebrale: "E adesso?".
Eh sì... e adesso? Non riusciva davvero a trovare una via di sfogo. Non sapeva proprio come dimenticare tutto e reiniziare a vivere. A dir la verità, in quel preciso momento non ne aveva poi tanta voglia, ma si disse che così facendo sarebbe solo continuato ad andare peggio.
Nonostante tutto, seppur con la buona volontà, trovata in fondo al suo cuore, di ricominciare, passarono i giorni, poi le settimane, poi un mese. Ed era ancora lì. Doveva trovare un modo. Un motivo per non pensarci, per evadere, per far capire al mondo (e anche a se stesso) che lui c'era, che era lì, che era vivo, che il suo cuore era forte, che nessuno avrebbe, in fondo, potuto piegarlo.
Per puro caso gli caddero gli occhi sulla tastiera del suo computer. Chissà che casino, si domandò. In tutto questo tempo non aveva più avuto occasione nè voglia di accendere quella macchina e al solo pensiero che suo fratello più piccolo vi avesse fatto su i suoi porci comodi lo faceva rabbrividire. "Chissà il casino che avrà lasciato quella peste...".
Così, senza voglia nè volontà, schiacciò quel pulsante blu.
Il PC scricchiolò appena, emise un bip e lasciò che windows si caricasse.
Guardava senza voglia quel desktop. Cominciò ad aprire le cartelle a caso, finì nei suoi file personali e in una raccolta di immagini horror e manga, che cominciò a sfogliare...
E fu così. una lampadina si accese nel suo cervello. CE L'AVEVA! AVEVA L'IDEA!! avrebbe fatto qualcosa che non aveva ancora fatto, si sarebbe impegnato, avrebbe imparato quanto necessario, CI SAREBBE RIUSCITO. Avrebbe fatto capire AL MONDO INTERO che lui poteva farcela! E sarebbe risorto come una fenice dalle proprie ceneri.
Da quel momento non ebbe più pace: si documentò in lungo e largo, setacciò centinaia di siti internet alla ricerca di informazioni, imparò in tempo di record quanto dell'HTML gli sarebbe servito, fece infinite prove, si iscrisse ad un servizio di hosting gratuito e nel giro di 1 settimana pose finalmente il "clic" finale su quella che era la sua più grande opera: un sito WEB!!!!!
All'interno vi mise proprio quelle immagini che stava guardando quando ebbe l'ispirazione, e tanta voglia di dire la propria, di ricominciare e di andare avanti. Come nome, scelse quello della prima foto contenuta nella famosa cartella: The Phantom Castle.

Passarono i mesi, il povero sito web stentava a decollare. Le registrazioni ai motori di ricerca non avevano dato i frutti sperati. Il ragazzo, però non si perse d'animo. Ci voleva una fonte di richiamo. In maniera legalmente discutibile iniziò a inserire fra quelle pagine ciò di cui era più appassionato: l'emulazione di vecchi videogames. Le roms disponibili furono all'inizio poche, ma crebbero velocemente di numero. I visitatori, entusiasti, cominciarono a scrivere al ragazzo complimentandosi per la varietà di contenuti e materiale. Il sito venne conosciuto sempre di più. Contemporaneamente il ragazzo, attraverso delle strette conoscenze (chi ha detto Clomax? ) cominciò a lavorare anche su altri siti, ben più conosciuti (emuita.it), avendo l'occasione di pubblicizzare il proprio lavoro e di far conoscere il piccolo TPC a tutto il mondo.

Intanto anche la vita sentimentale del ragazzo migliorò. Trovò una nuova ragazza con la pazienza di sopportarlo, nuovi amici, e nuovi svaghi. Il sito si ingrandì sempre di più. Fu creato un guestbook, preso un forum gratuito, trasformato TPC nella versione 2.0.
Un giorno il ragazzo ricevette una lettera un po' strana: un tipo, dopo alcune informazioni, gli chiese se fosse stato interessato a mettersi in società con lui. Era una grande occasione. Il mittente della lettera, un certo Michel, proponeva di passare ad uno spazio a pagamento (aruba) e gli garantì che avrebbe contribuito alle spese e al materiale da pubblicare sulle pagine.
I due fecero l'accordo. Contemporaneamente, e insapettatamente, al sito iniziarono a collaborare anche la fidanzata e il fratello del ragazzo.
TPC, grazie anche al passaggio a un forum gratuito di un ben noto network, diventò sempre più grande, gli utenti aumentavano a dismisura e la versione 3.0 fu una realtà.

Ma l'orizzonte mostrava delle scure nubi e ecco che miriadi di problemi si scaraventarono sul ragazzo come bollenti lapilli da un vulcano in eruzione. La versione 3.5 del sito non riuscì a salvare le roms e svariati altri contenuti, cancellati da un'intransigente SIAE.
TPC subì un duro colpo anche quando la storia sentimentale del ragazzo finì inesorabilmente (situazione per fortuna risollevata e portata ai massimi livelli da una certa ragazza, che rincuorò il ragazzo oltre ogni limite e gli fece capire il vero significato della parola "amore" - Ti amo, Rin... ) e quando il forum sul network gratuito fu cancellato senza motivi validi (FOTTITI AMNESIAC - ORA E SEMPRE).

Nonostante ciò, in quel momento come allora, il ragazzo ritrovò le forze e, supportato dagli inestimabili e mai ringraziati abbastanza utenti del sito, riuscì ad aprire un nuovo forum in proprio e a continuare a dar vita a quel sito, ormai di grosse dimensioni, che rappresentò la sua ancora di salvezza 5 lunghi anni prima...

Oggi il ragazzo è un uomo. La sua vita è carica di impegni all'inverosimile e trovare un po' di tempo da dedicare al suo "passatempo" preferito si fa sempre più difficile. Nonostante ciò, però, egli continua ancora oggi ad alimentare i suoi sogni... I suoi e quelli di tutti i visitatori del sito. Ed è con questo spirito, tenace e testardo, che oggi The Phantom Castle versione 4 vive e cresce.

Fate tesoro di questa testimonianza e imparate a credere in voi stessi: scoprirete di avere dentro molto più di quanto non possiate mai sospettare.


-Cloro-

 

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