QUATTRO DOPO MEZZANOTTE (Stephen King)

<<L’ora in cui gli incubi diventano realtà>>

 

 

A Mezzanotte: Premessa all’opera

 

Dalla nota introduttiva il celebre autore di romanzi Stephen King spiega, anche se con lunghe perifrasi e in modo contorto, che la conce­zione del tempo non è universale, ma individuale. Per esempio per una persona anziana dieci anni possono essere un periodo breve, men­tre per un adolescente sono un lasso di tempo discretamente lungo. È, dunque, la concezione mentale distorta, come per esempio quella del tempo, che collega i quattro racconti dei due tomi di “Quattro dopo Mezzanotte”.

 

Una dopo Mezzanotte: “I langolieri”

 

Il comandante Brian Engle ha già avuto diversi grattacapi con il volo appena terminato, era insorto un problema di pressurizzazione, ri­soltosi poi da solo, ma questa volta c’era andato veramente vicino e i passeggeri non potevano neanche immaginare quanto. Ora, dopo tutti questi problemi, che gli avevano già rimediato un buon mal di testa, come se non bastassero, doveva reimbarcarsi per raggiungere a Boston la salma dell’ex-moglie morta prematuramente in un incendio, magari proprio mentre lui stava impazzendo con quella perdita di pressione… Ora, sul volo 29 diretto a Boston, era intenzionato a farsi una sonora dormita sino all’arrivo e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo… almeno andò così sino a quando un altro passeggero si svegliò prima di lui. Era una bambina cieca di nome Dinah che dopo essersi ridestata non trovò la zia al suo posto, così si mise a cercarla con i sensi sviluppati a causa della cecità e con una particolare vista mentale. Non le ci volle molto per accorgersi che l’aereo era praticamente deserto e si mise ad urlare. Furono quelle grida a svegliare Engle dai suoi incubi per costringerlo a costatare che quello che Dinah aveva già capito era vero: non c’erano più di una dozzina di per­sone a bordo. A parte i due di cui abbiamo già fatto conoscenza i più importanti sono: Nick Hopewell (misterioso inglese che diverrà dap­prima guardia del corpo di Brian, poi capo decisionista dei superstiti), Albert Kaussner (adolescente violinista con fantasie da Asso Kaus­ser, il pistolero più veloce dell’ovest del Mississipi), Bob Jackins (scrittore di gialli con una mente decisamente acuta) e Craig Toomy (uomo d’affari con evidenti problemi mentali). Ora le domande sono: che fine hanno fatto gli altri passeggeri? Chi sta pilotando l’aereo? Come faremo ad uscire da questa situazione?

 

Da questo punto in poi la storia è costellata di problemi. Quando i personaggi risolvono il primo si trovano già di fronte il secondo. Una volta trovato il modo per risolvere il secondo sbuca fuori da un angolino il terzo. Quando arrivi a risolvere il terzo, il quarto è già pronto a farti un agguato. Quando decifri il quarto… insomma avete capito cosa intendo, vero? In altre parole, non hai un secondo di tregua, conti­nuano a susseguirsi avvenimenti su avvenimenti, non hai un secondo di tregua, e quando credi d’averla ti sbagli perché ecco che tac… sei ancora nei guai. Insomma il racconto in sé ti prende molto perché ti presenta una situazione decisamente strana ed efficace per catturare l’attenzione di chi legge, ma a volte l’ho trovato un po’ troppo scontato. Voglio dire che a volte una persona che sa cosa sta leggendo, ri­solve prima dei personaggi gli “enigmi” che si trovano d’innanzi, quindi si stanca un po’ d’aspettare che anche questi arrivino alle conclu­sioni che ha già trovato da solo. In altre parole il racconto non ti da tregua con i continui colpi di scena- problemi- risoluzioni, però ci sono momenti in cui io stessa mi sono ritrovata a pensare: “Ma dai!!! Come cavolo fai a non capire che basta fare così per…?”. Nonostante questo piccolo dettaglio, ad ogni pagina che sfogliavo cresceva in me la voglia di proseguire a leggere, di capire come finisce, di com­prendere quale sia il mistero. Non è sicuramente il miglior lavoro di Stephen King, ma è comunque molto appassionante e coinvolgente.

CONSIGLIATO: a coloro che amano i misteri, ma hanno troppa paura per leggere un horror

SCONSIGLIATO: a coloro che in un racconto del mistero vogliono trovare mostri spaventosi, paura da far rizzare i capelli ed enigmi in­solubili.

 

 

Recensione ad opera di Morgana7xyz

 

 

 

ATTENZIONE: QUI SOTTO SI TROVA LO SVOLGIMENTO DEL RACCONTO… SE SIETE INTERESSATI A LEGGERLO SENZA SAPERE COME VA A FINIRE FERMATEVI QUI… DELLA SERIE NON LEGGETE QUELLE RIGHE!

 

Nick Hopewell ricopre da subito il ruolo di guardia del corpo di Brian il cui compito è, dopo aver sfondato la porta della cabina di pilotaggio, di far atter­rare l’aereo e salvare tutti i passeggeri rimasti. Il signor Toomy risulta da subito essere un attaccabrighe, così quasi tutti iniziano a guardarlo con sospetto e timore. Albert, facendo un giro per l’aereo, scopre che i passeggeri scomparsi si sono lasciati alle spalle una serie d’oggetti più o meno insoliti: anelli, portafogli, dentiere, parrucchini, un pene artificiale, punti di sutura, placche di metallo, capsule odontoiatriche e persino un pacemaker… Un pacemaker? Non è certo un oggetto che si possa dimenticare involontariamente o volontariamente da qualche parte! Questo è decisamente incomprensibile, com’è fuori da ogni logica trovare la cabina di pilotaggio completamente deserta. Ok, siamo in volo con il pilota automatico, mi sta bene, quello che non riesco a capire è come diavolo faccia il pilota automatico a decollare… è impossibile! Ok, mi direte che siamo partiti con i piloti che hanno poi inserito il pilota automatico e poi hanno abbandonato l’aereo per non si sa bene qual motivo. A meno che non fosse stato per uno scherzo di cattivo gusto avrebbero sve­gliato tutti i passeggeri e non uno sì e uno no per l’evacuazione (non so se è corretto questo termine, ma mi piaceva… concedetemelo). E soprattutto… come diavolo hanno fatto a chiudere la cabina dall’interno quando loro erano già usciti! Il peggio, comunque, deve ancora arrivare… a Brian non ci volle molto a capire che non c’era segno di vita al di fuori dell’aereo. Aveva provato a mettersi in contatto alla radio con chiunque, dalle torri di controllo all’esercito, ma nessuno aveva risposto. Aveva provato anche quei canali in cui si parlano i piloti di jet privati… “di solito c’è sempre una baraonda su queste frequenze” aveva detto, ma non aveva capito se per confortare Nick o se stesso. Comunque neanche lì risposero… la cosa preoccupante era che la radio risultava funzionare, non c’era nulla che facesse intendere ad un guasto e che guardando fuori dal finestrino a quell’ora avrebbero dovuto vedere le luci di Denver, mentre il mondo sotto di loro risultava completamente buio, era come se Denver fosse sparita nel nulla poiché era impossibile che si tro­vassero di fronte ad un black-out così grande da oscurare l’intera città. Data la situazione decisero di cambiare meta e di atterrare nel Maine. Era l’unica destinazione possibile tenendo conto del carburante rimasto ed evitando di attraversare alcuno spazio aereo militare. Nonostante le proteste avanzate dal signor Toomy in proposito riuscirono comunque ad atterrare sani e salvi, anche se con ben poco carburante rimasto. Il problema principale era a questo punto risolto. Ora bisognava entrare nell’aeroporto, che dal di fuori risultava completamente privo di vita ed elettricità. Questa difficoltà risultò di facile risoluzione… usarono il nastro del trasporto bagagli, ci salirono sopra ed si spinsero dentro a gattoni. Una volta dentro tentarono di contattare chiunque attraverso i telefoni… risultarono muti e come se non bastasse nel frattempo il signor Toomy svanì nel nulla per poi riapparire pochi istanti dopo con una pistola alla tempia di Bethany (adolescente con problemi di droga anch’essa superstite del volo 29). Continuava a ripetere di non voler far del male a nes­suno e di voler essere portato subito a Boston. A questo punto Albert Asso Kaussner diviene l’eroe della situazione tirando una botta in testa a Toomy che, poco prima di cadere a terra privo di sensi, riesce comunque a sparare al suo aggressore… ed è qui che i fatti iniziano ad es­sere sempre più strani. Nonostante la pallottola abbia colpito in pieno petto Albert, questa non l’ha neppure scalfito, anzi è semplicemente rimbalzata via. A questo punto interviene il nostro giallista con la sua mente brillante a far prendere forma all’ipotesi di trovarsi in un mondo sconosciuto, abbandonato ed in esaurimento. Più precisamente sostiene che si trovino nel passato. Gli orologi sono fermi, i cibi hanno perso il loro sapore, le bevande hanno esaurito le proprietà effervescenti, i fiammiferi non bruciano, l’aria non si muove e trasmette i suoni sempre peggio man mano che il tempo trascorre, se così si può dire. Secondo Bob, infatti, sono bloccati nel mondo che esisteva alle quattro di notte ora del Maine. Secondo la sua teoria durante il volo sarebbero passati attraverso uno squarcio temporale. Ma perché solamente loro erano riusciti ad attraversarlo, mentre tutti gli altri passeggeri no? Perché loro dormivano e gli altri passeggeri NO. (imma­ginatevi gli altri passeggeri che fine hanno fatto… pensate, siete comodamente seduti su un aereo di linea, state attendendo che vi portino la cena quando… puff… vi sparisce l’aereo da sotto i piedi!) Ora, al problema di non poter far il pieno all’aereo perché evidentemente la benzina una volta messa nel serbatoio non brucerebbe con il solo risultato che non possono più giungere nel luogo dello squarcio tempo­rale per passarvi di nuovo, si aggiunge un terribile rumore proveniente da est. Sembra il rumore dei cereali nel latte, o quello di insetti che mangiano, o quello di legni rotti… non ci si riesce a mettere d’accordo, si sa soltanto che è minaccioso, che continua ad avvicinarsi e che nessuno ha voglia di attendere che arrivi sino a loro. Secondo il signor Toomy sono i langolieri, mostri inventati da suo padre per spaven­tarlo da piccolo, ma che lui credeva estremamente reali. “Sì, sicuramente sono loro, e stanno venendo a prendermi perché non ho fatto il mio dovere, ma c’è ancora scampo… se arrivo a Boston prima che mi raggiungano sarò salvo…” questo era ciò che il signor Toomy con­tinuava a ripetersi. Dopo aver raccontato questa terribile storia a Dinah, anche lei, seppur non credendo nell’esistenza di queste creature, comincia a chiamare il rumore con quel nome. Tutti sono convinti più che mai dell’esigenza di fuggire da quel posto, ma per andare dove? E con che mezzo? Albert non smette di stupirci. Guardando l’aereo con il quale erano atterrati si rende conto che è più vivido di tutto ciò che lo circonda e che è come se fosse l’unico oggetto di quel mondo che fosse ancora nel presente. “L’aereo si è portato il presente con sé, quindi forse se portiamo qualcosa di questo mondo a bordo, questo qualcosa ritornerà al tempo del presente!” aveva sperato… e così fu! A bordo dell’aereo i fiammiferi si accendevano, i cibi riprendevano sapore e le bevande la loro effervescenza… quindi anche la benzina avrebbe ripreso le sue proprietà una volta entrata nel serbatoio! Era la loro unica speranza. A questo punto si dividono in due gruppi, il primo ha il compito di riempire il serbatoio dell’aereo svuotando quello di un altro, il secondo doveva semplicemente attendere in aero­porto e tenere d’occhio il signor “io non voglio fare del male a nessuno” Toomy che, ormai sempre più attanagliato dalla sua follia, co­mincia a credere che Dinah sia il capo dei langolieri e che li stia chiamando a raccolta in quel luogo per ucciderlo… “Ma io sono più furbo di te e ti ucciderò per primo!”… riesce a slegarsi dalle corde che gli serravano i polsi, sfuggendo agli sguardi delle sue sentinelle si na­sconde dietro il bancone della cucina, prende un coltello e ferisce mortalmente Dinah. A questo punto fugge. Albert in compagnia di un secondo passeggero cercano una barella. Quando la trovano, hanno però la sfortuna di trovare anche Toomy armato. Albert ha la fortuna di evitarlo, mentre il suo compagno… muore in una pozza di sangue con un tagliacarte nella gola. La lotta è ora quindi tra Albert e To­omy. Strano ma vero, vince Albert riducendo Toomy all’impotenza e, con ogni probabilità, alla necessità di un reparto di rianimazione. Le cose ora si susseguono molto velocemente. Dinah viene issata a bordo con la barella e non si sa come riesce a comunicare con la mente del signor Toomy e, cercando di infondergli coraggio, riesce a convincerlo ad uscire fuori con la scusa che avrebbe trovato là fuori la gente che avrebbe dovuto incontrare a Boston. Mentre stanno per partire, quindi, arrivano i langolieri e Toomy esce allo scoperto. I lango­lieri, che ormai vengono identificati come grandi sfere colorate che non solo divorano tutto ciò che c’è in superficie, ma riducono tutto ciò che si lasciano alle spalle al nulla più assoluto, sono coloro che hanno il compito di distruggere i mondi passati e loro ci sono proprio in mezzo. Dapprima puntano diritti sull’aereo, ma l’apparizione di Toomy fa cambiare loro bersaglio… questo povero pazzo finisce la sua vita nel passato, divorato da palle colorate (non vi sembra comico?). Dinah muore poco dopo il decollo a causa della ferita infertagli da Toomy, ma l’aereo è ora in volo, e quindi gli altri sono salvi grazie a lei, almeno per ora… bisogna solo vedere se sono in grado di trovare quel maledetto squarcio temporale. Strano ma vero, per una volta tutto fila liscio e lo trovano subito. Stanno per entrarci quando il nostro caro giallista si fa venire in mente che la prima volta che l’hanno attraversato c’erano riusciti perché dormivano, mentre ora sono tutti sve­gli. Per un soffio riesce a far cambiare rotta a Brian. Ora c’è un problema. Non ci si può addormentare a comando, non si possono pren­dere barbiturici e aspettare l’effetto perché altrimenti finirebbero la benzina prima di entrar nel varco, non resta che un’unica soluzione, ma deve morire un’altra persona. Basterebbe depressurizzare l’aereo quanto basta perché i passeggeri perdano i sensi. Deve rimanere sve­glia una sola persona con la maschera d’ossigeno per poter ripristinare la pressione appena prima d’entrare nel varco in modo tale che poi il comandante si possa svegliare e far atterrare tutti sani e salvi. Si offre Nick come volontario… così fu. Quando il comandante Engle si svegliò nella sua cabina Nick Hopewell, ormai suo buon amico, non c’era più… di lui erano rimasti solo un disco di teflon che aveva nel ginocchio e le otturazioni odontoiatriche… Nick Hopewell aveva cessato la sua esistenza, ma grazie a lui tutti gli altri erano ancora vivi.